RICOMINCIO DA… TRE
RICOMINCIO DA… TRE
Dalla coppia alla genitorialità, un’esperienza trigenerazionale

Diventare genitori come fase di sviluppo della coppia

La definizione comune di genitorialità è che si tratti di una fase di sviluppo dell’adulto in cui si genera la capacità di creare, proteggere, nutrire, amare, rispettare e provare piacere per un essere altro da sé, che non è necessariamente un bambino da generare e crescere.

Negli ultimi anni il termine genitorialità e la sua definizione si sono ulteriormente evoluti e ramificati, comprendendo diversi aspetti della ricerca clinica e psicologica. Una concezione psicologica vede la genitorialità come parte fondante della personalità e si forma nell’infanzia, quando il bambino interiorizza comportamenti, aspettative, desideri e fantasie dei genitori nel cosiddetto “Genitore Interno”. L’adulto passa da un attaccamento unidirezionale, ovvero essere oggetto di cura, a una modalità reciproca del prendersi cura, che culmina con il dare origine a una nuova vita.

Si può dire che la famiglia possegga tre dimensioni temporali -passato, presente e futuro- che rappresentano una sua peculiarità rispetto ad altri sistemi sociali. Ogni famiglia è caratterizzata da intersezioni di storie individuali, di esperienze condivise e di legami intergenerazionali (Andolfi, 2015).

Lo sviluppo di una famiglia è scandito da molteplici tempi interni ed esterni, individuali, di gruppo, sociali e storici che ne segnano i passaggi evolutivi. La nascita di un bambino segna un passaggio nel ciclo di vita della persona, che da figlio diventa genitore, e nel ciclo di vita della coppia, che da diade diventa triade.

Secondo Cigoli e Scabini (Il familiare. Legami, simboli e transizioni, 2000) compiti di sviluppo nella transizione alla genitorialità riguardano il negoziare nella coppia le modalità con cui accogliere e dare spazio al neonato all’interno della storia familiare. Inoltre, in quanto figli, è necessario differenziarsi dalla famiglia di origine e allo stesso tempo accettare il legame, al fine di integrare la dimensione coniugale e genitoriale. Ogni transizione è un passaggio da una condizione data a una condizione nuova, che ripropone ai familiari la necessità di rielaborare le relazioni che hanno instaurato e di dare loro nuovi significati alla luce delle mutate condizioni (Cigoli,1995; citato in Andolfi, 1999, p.74). Ogni transizione innesca una crisi nell’organizzazione familiare, modifica equilibri. Transizioni e crisi non sono incidenti di percorso, ma sono costitutivi della vita della famiglia e hanno una valenza costruttiva (Andolfi, 1999, p.74).

L’arrivo del terzo: cambio nell’intimità e nella dinamica di coppia

Nella maggioranza delle coppie i mesi della gravidanza sono vissuti come se fossero “magici”. I genitori attendono con euforia il prossimo cambiamento della vita e coinvolgono nella loro felicità i futuri nonni, zii ed il resto della famiglia d’origine. In questa fase “ideale” la coppia si prepara ad accogliere il nascituro avendo scarsa consapevolezza di come sarà il futuro. Questo è il periodo in cui i precedenti conflitti presenti nella coppia vengono, nella maggioranza delle volte messi a tacere. In questa fase, infatti, i coniugi tendono ad avere una relazione più serena e rilassata, mentre le eventuali difficoltà del loro rapporto restano sullo sfondo.

Il passaggio da coppia a famiglia rappresenta un evento speciale che produce un cambiamento profondo a livello cognitivo, emotivo e relazionale. La passione e l’intimità vissute dai due partner in una condizione di esclusività deve trasformarsi così da accogliere il nuovo arrivato, il figlio, che diventa una priorità in termini di cura e di amore. Durante questa transizione gli adulti dovranno riuscire a preservare la loro intimità e complicità di coppia e allo stesso tempo ridefinire e trasformare regole, ruoli e spazi interpersonali all’ interno della nuova triade.

I cambiamenti apportati dal nuovo arrivato possono riaccendere e acuire, quindi, vecchi conflitti. In genere dopo la nascita i neogenitori si troveranno a vivere in un tempo accelerato, gestito dalla cura del neonato. Dovranno riorganizzare il proprio tempo ed anche lo spazio a disposizione, cambiando la maggior parte delle proprie abitudini. Di conseguenza le attenzioni che prima passavano da un membro all’ altro della coppia iniziano invece a dirigersi da ciascun genitore al figlio.

Essere genitori implica cominciare un lavoro vero e proprio che richiede energie, emozioni e tempo che stravolgerà la vita su molteplici aspetti. Cambiano i ritmi e le abitudini, a cui si aggiungono spesso preoccupazioni e senso di inadeguatezza verso il nuovo ruolo di genitori. La transizione alla genitorialità, infatti, comporta per i due partner, il dover prestare particolare attenzione alla dimensione coniugale della coppia che, nella fase successiva alla nascita del bambino molto spesso, viene posta in secondo piano rispetto a quella genitoriale. E’ fondamentale fare attenzione a non diminuire gli spazi dedicati all’ intimità di coppia, perché la complicità può rappresentare una risorsa importante. La condivisione della responsabilità della cura dovrebbe potersi concretizzare in un continuo dialogo, impegno e investimento anche sul proprio rapporto di coppia. Sarebbe auspicabile che la coppia crei dei confini chiari tra quella che è la relazione coniugale e quella che sarà la relazione genitoriale, così da non coinvolgere nella conflittualità coniugale anche il bambino. Nell’acquisizione del ruolo genitoriale è importante che ciascun partner sostenga l’altro, rispettando il suo modo di essere e di vivere la funzione genitoriale.

Da coppia a genitori, da genitori a nonni: una prospettiva trigenerazionale

Dobbiamo considerare la nascita come un evento familiare multigenerazionale che non riguarda solo i neogenitori, ma coinvolge diverse generazioni, poiché essa comporta un cambiamento nella struttura della famiglia a livello trigenerazionale, introducendo nuovi ruoli nelle varie generazioni.

La riuscita del processo di trasmissione e di scambio tra le generazioni è strettamente connessa alla modalità con cui i componenti familiari appartenenti a diverse generazioni realizzano il fondamentale processo di differenziazione-distinzione (Andolfi, 1999, p.76). Per attraversare adeguatamente questo processo è necessario che decada l’idealizzazione delle figure genitoriali. Il neogenitore deve riconoscere e ridefinire che figlio è stato e che figlio è stato il proprio genitore.

Diventare genitori pone le premesse per un riequilibrio del rapporto tra le generazioni o per il superamento dei confini gerarchici tra i genitori e i figli (Andolfi, 1999, p.76). Nel percorso di costruzione della relazione genitoriale, ciascuno genitore è chiamato a confrontarsi con la propria storia passata, con il suo essere stato figlio e con il tipo di attaccamento e relazione che ha stabilito con i propri genitori.

Nel processo che porterà a diventare genitori, tra i compiti evolutivi richiesti vi è anche quello di ridefinire il proprio ruolo nei confronti delle rispettive famiglie d’origine. Affinché il bambino e la sua famiglia possano crescere in maniera serena, è bene che le tre generazioni interagiscano e si supportino l’un l’altra, mantenendo ognuna il proprio spazio vitale; a tal fine è necessario stabilire e riconoscere dei confini diversi e chiari tra la nuova famiglia e quelle di provenienza. Per la salvaguardia del benessere della famiglia nascente “i futuri genitori” ed “i futuri nonni” devono riconoscere e accettare i nuovi ruoli. I nuovi genitori non devono più considerarsi solo come figli ma anche come genitori consapevoli e competenti, mentre gli anziani devono sostenere, con le giuste distanze, i propri figli nel loro ruolo di genitori e partecipare alla vita dei nipoti senza sostituirsi alle legittime figure genitoriali.

Se invece i futuri genitori non hanno completato il processo di separazione-individuazione dalle rispettive famiglie d’origine e non sono stati in grado di regolare adeguatamente le distanze con loro, il rischio è quello di trovarsi in situazioni poco funzionali sia alla crescita e al benessere del bambino in arrivo, sia all’evoluzione della nuova famiglia. Nel modo di essere genitori, accanto agli aspetti che appartengono all’unicità di ogni singola persona, convergono, dunque, tutte le esperienze, i ricordi, le convinzioni, i modelli relazionali, della storia affettiva passata, oltre che presente.

Un percorso terapeutico può aiutare la coppia ad armonizzare ed equilibrare i propri confini rispetto a quelli delle famiglie d’origine, a riconoscerne i limiti e valorizzarne le risorse.

BIBLIOGRAFIA

Andolfi, M. (2015). La terapia familiare multigenerazionale. Strumenti e risorse del terapeuta. Psicoterapia Con La Famiglia.

Scabini, E., & Cigoli, V. (2000). Il famigliare: legami, simboli e transizioni. R. Cortina.

Andolfi, M. (a cura di), (1999), “La crisi della coppia”. Raffaello Cortina Editore.

SITOGRAFIA

https://apc.it/articoli-divulgativi/genitorialita-che-cose/

https://www.percorsifamiliari.it/nascita-primo-figlio-e-relazione-di-coppia/

https://alessiavecchiopsicologa.it/dal-bambino-immaginario-al-bambino-reale/

https://www.psicologa-psicoterapeuta-rieti.it/genitori-e-figli/transizione-alla-genitorialita.html